Bayo Akomolafe
Intellettuale pubblico | Autore | Professore |
Curatore capo, The Emergence Network | Padre e compagno di vita
Inauguriamo le “Prove d’ascolto” di Okta Film con una conversazione tra Maria Nadotti e il pensatore nigeriano Bayo Akomolafe, di cui viene dato alle stampe in questi giorni un formidabile saggio poetico in forma di lettere scritte alla figlia bambina da un futuro remoto: Queste terre selvagge oltre lo steccato.
Realizzata via Zoom il 3 marzo 2023, la conversazione individua alcune dei nodi teorici più cari ad Akomolafe, familiarizzandoci con il linguaggio immaginifico e risolutamente politico con cui attraversa i crocevia della storia e della sua vicenda personale.
Bayo Akomolafe
crepe, incrinature
e altri luoghi riparati
di Maria Nadotti
Del pensiero di Bayo Akomolafe, giovane intellettuale pubblico nigeriano formatosi alla scuola del post-strutturalismo francese e del nuovo materialismo femminista statunitense senza abdicare alla cultura yoruba d’origine, colpisce la potenza scardinante. Quel suo ‘tenere insieme’, mandando a gambe all’aria la fissità oppositiva cui l’occidente bianco sembra inchiodato, ha la forza aurorale di un annuncio, forse di una promessa.
Con lui – ed è la ragione per cui ve lo proponiamo, in occasione della pubblicazione italiana del suo These Wilds Beyond Our Fences: Letters to My Daugher on Humanity’s Search for Home [Queste terre selvagge oltre lo steccato. Lettere a mia figlia per far casa sul pianeta, trad. it. di Fabrice Olivier Dubosc, Exòrma Edizioni, Roma 2023] – tutti i binarismi infestanti che ci obbligano a definirci, a rinunciare a quel perpetuo, stupefacente divenire che è del reale tutto, animato e inanimato, umano e non umano, vivente e diversamente vivente, sembrano sfocarsi ed evaporare.
Il confine o frontiera, nell’economia narrativa di Akomolafe, non è uno spartiacque, un luogo da superare, sfondare, conquistare, confermare con un ponte o un tunnel. È piuttosto un luogo da abitare, anzi già abitato dalla maggior parte dell’esistente: un luogo sicuro proprio perché fuori dalla feroce gabbia spaziale del di qua o di là. E dall’altrettanto rigida gabbia temporale del prima/adesso/poi. Spazialità e temporalità nel corporeo ‘sentire pensando’ di Bayo sono dimensioni multiple, cangianti, instabili come il francio.
Se dovessi racchiudere in un sunto brevissimo l’operazione cognitiva altamente politica da lui proposta, direi che disegna portali, schiude soglie, mostra l’invisibile, invita a darsi da fare “sull’orlo del vulcano” senza la presunzione di ridurlo a una definitiva quiescenza.
Ardita e al contempo non eroica, umana, trepidante, schiettamente amorosa, quella di Bayo è una teoria attiva e attivante, consapevole che è all’inferno che ci incontriamo e che eterno non è sinonimo di immortale.
«Se vogliamo trovare il cammino», scrive in una delle lettere alla figlia, «prima dobbiamo uscire dalle strade battute e imparare a smarrirci». È l’andare a tentoni nel buio, alleandosi non con l’identico a sé o con i/le presunti simili, ma con ciò che può fare paura o ribrezzo, a sanare – forse – quel desiderio di vicinanza e di intimità, non di appartenenza, così caro a questo pensatore innamorato di trasgressioni. E la trasgressione, nel suo quadro etico e poetico, non è un violare una norma o infrangere un divieto, e neppure passare da una posizione all’altra. Non è, per usare un’immagine cara alla pensatrice africana-americana bell hooks, un lasciare il margine per approdare al centro o viceversa. È, piuttosto, un mettere in questione l’idea che si tratti di luoghi separati e distinti, incommensurabili. Escludere è inevitabilmente un escludersi, così come includere è un includersi. Soprattutto – e in questo consiste la visione davvero inedita di Akomolafe, ciò che lui stesso definisce ‘postattivismo’ – è un sottrarsi alla logica terrea della modernità e delle sue lugubri sorti progressive, un consapevole “restare nei guai”.
(Milano, 3 maggio 2023)
“Salvare il mondo” è una formula sdolcinata per eludere non solo l’inquietante presa d’atto che il mondo è più complesso del linguaggio, del pensiero o dei racconti (e quindi delle “soluzioni”), ma anche la consapevolezza sconcertante che il mondo non è una tavolozza inattiva per i nostri sogni più solenni o le nostre migliori intenzioni. Atlante scrolla le spalle, ma il mondo ricambia.
Qualche nota bio-bibliografica
Padre e orgoglioso cambia-pannolini, nel 2014 Bayo è stato invitato a essere Coordinatore/Inviato Speciale del progetto di Local Futures (USA) “Alleanza Internazionale per la Localizzazione” (International Alliance for Localization, IAL), un network mondiale di pensatori, attivisti e ONG dedito all’esplorazione di visioni di sviluppo e progresso radicalmente nuove.
Ha temporaneamente lasciato la sua posizione di docente presso la Covenant University, in Nigeria, per aiutare a costruire questa Alleanza per un mondo diverso. Bayo Akomolafe (Ph.D.) è stato Visiting Professor presso il Middlebury College, dove ha tenuto corsi sulla “transrazzialità” (la sua interpretazione neomaterialista della razzializzazione) e sul postattivismo. Ha insegnato in varie università del mondo, tra cui Sonoma State University (CA, USA), Simon Fraser University (Vancouver, Canada) e Schumacher College (Totnes, Inghilterra). È un oratore, un insegnante, un intellettuale pubblico, un autore e un facilitatore molto apprezzato, riconosciuto a livello globale per la sua interpretazione poetica, non convenzionale, controintuitiva e indigena della crisi globale, dell’azione civica e del cambiamento sociale.
È direttore esecutivo e curatore capo di The Emergence Network (un progetto postattivista) e conduttore del corso di scrittura online “We Will Dance with Mountains: Writing as a Tool for Emergence”. Bayo spera di ispirare una rete diffrattiva di condivisione: un rallentamento, un’etica dell’intreccio, un attivismo di ricerca, una “politica della sorpresa” … che non tratti le crisi dei nostri tempi come esterne a “noi” o le “soluzioni’ che l’attivismo convenzionale offre come distinte o separate dai problemi che cerchiamo di eliminare.
Insieme a Molefi Kete Asante e Augustine Nwoye, ha curato il volume antologico We Will Tell Our Story: The Lions of Africa Speak! (Universal Write Publications LLC., Brooklyn, NY 2017). È autore di These Wilds Beyond our Fences: Letters to my Daughter on Humanity’s Search for Home (North Atlantic Books, 2017), pubblicato in Italia nella traduzione di Fabrice Olivier Dubosc con il titolo Queste terre selvagge oltre lo steccato. Lettere a mia figlia per far casa sul pianeta (Exòrma Libri, Roma 2023). Insieme a Ej Dike Clement Akomolafe, Bayo è genitore estasiato di Alethea Aanya e Kyah Jayden Abayomi.